Acqua For Life di Giorgio Armani: cronaca di un successo annunciato.
L’iniziativa benefica firmata Giorgio Armani e Green Cross International, nata due anni fa con lo scopo di donare acqua potabile ad alcune comunità in Africa, ha ampiamente raggiunto gli obiettivi che si era prefissata e, arrivata alla fine della sua seconda edizione, ha registrato un consenso più alto di quello previsto.
Saranno oltre 52 milioni i litri d’acqua da donare alle comunità del Ghana e della Bolivia ( il 20,3% in più rispetto al 2011) raccolti attraverso la vendita dei profumi Acqua di Gio’ e Acqua di Gioia e tramite la pagina Facebook dedicata all’operazione: 100 litri per ogni flacone venduto, 50 litri per ogni Like. Da solo il social network ha raccolto oltre 8 milioni di litri, con 300.000 nuovi fan e 114.000 commenti sui blog. Potere del web, con l’Italia campionessa di solidarietà nella challenge virtuale.
L’argomento è forte ed attuale, i numeri fanno riflettere (sono circa 900 milioni le persone ancora senza accesso all’acqua potabile), le coscienze dovrebbero risvegliarsi. Che quello dell’acqua potabile sia un grave problema del nostro pianeta certo non è una novità ne’ una sensazionale scoperta di Acqua For Life, quindi ben vengano tutti quei programmi di sensibilizzazione ben congegnati in grado di portare “acqua” alla causa. E’ di qualche tempo fa “The Marathon of Water” supportata dalla catena di supermercati Lidl in Portogallo che ha voluto rendere visibili le difficili condizioni in cui versano alcuni villaggi africani nei quali le donne ogni giorno sono costrette a compiere una vera e propria maratona per raggiungere uno dei beni primari della terra: l’acqua appunto. L’idea che si è rivelata vincente e particolarmente adatta a divenire contenuto mediatico è stata invitare una donna a capo di uno dei villaggi in Guinè Bissau a partecipare alla più grande maratona in Portogallo per “mostrare” al mondo intero la situazione della sua gente. Questa donna partecipando alla maratona non ha fatto nulla di più rispetto alla sua quotidianità, in un contesto occidentale in cui invece il maratoneta diventa tale per sport e non per potersi dissetare. A seguito del momento di massima visibilità mediatico la campagna è proseguita all’interno dei punti vendita Lidl dove era possibile fare una donazione per la costruzione di pozzi d’acqua in questi villaggi dell’Africa Occidentale. Una campagna di integrated PR di successo, con una press coverage capillare sui principali media, ma soprattutto un atto di solidarietà che ha cambiato la vita di alcuni villaggi in Guinè Bissau e ha lavorato sulla brand reputation della Lidl.
Sullo stesso tema e cambiando seppur di poco latitudine e longitudine, in Italia, la campagna Acqua for Life ha avuto un successo indiscutibile, diventando protagonista di un tam tam mediatico sui principali media nazionali, cartacei e web. Ovviamente il fatto che si tratti di una iniziativa di una delle figure chiave del fashion system internazionale non è un dettaglio trascurabile, ma sarebbe errato fermarsi solo a questa considerazione e sicuramente riduttivo nei confronti di un’operazione che ha saputo sensibilizzare utilizzando gli strumenti giusti e soprattutto le modalità giuste. Ingredienti semplici ma performanti, dalla capillare campagna stampa sulle principali testate nazionali, al video che racconta i numeri della crisi dell’acqua e quelli della campagna, fino al fondamentale utilizzo dei social network, Facebook in primis. Tutto all’insegna della trasparenza assoluta e della massima affidabilità. Aqua For Life è una charity efficace e misurabile, che mostra in tempo reale sul sito dedicato all’iniziativa acquaforlifechallenge.org i litri di acqua raccolti e lo stato di avanzamento dei lavori. Un’iniziativa limpida, corretta, semplice ma non banale, capace di centrare tutti gli obiettivi a livello di beneficenza ma anche di brand e product reputation.
Il binomio moda beneficenza sembra funzionare sempre meglio e in particolare la moda italiana si sta dimostrando particolarmente attiva nei confronti dei paesi del Terzo Mondo, non solo in termini di beneficenza in senso stretto, ma di vero e proprio sviluppo sostenibile. Ne sono un esempio le collaborazioni con le Nazioni Unite da parte di nomi illustri come il patron Diesel Renzo Rosso e la regina di Vogue Italia Franca Sozzani, entrambe impegnati in due importanti progetti con l’ONU. Da oltre due anni, l’imprenditore sta costruendo un villaggio in Mali, con scuola e ospedale, che potrebbe ospitare ben 20 mila persone. Un progetto che, con un investimento di 11 milioni di euro, vuole essere anche un forte messaggio di solidarietà, un esempio ed uno stimolo importante. E dopo Renzo Rosso è il turno del Direttore di Vogue Italia con la quale l’Italia si schiera in prima linea per promuovere lo sviluppo dei Paesi africani. Franca Sozzani è, infatti, a capo di ‘Fashion 4 Development’ presentato lo scorso febbraio nella sede dell’ONU a New York per aiutare il made in Africa nell’esportazione e nell’inserimento nei mercati internazionali, non solo nella moda ma in svariati settori.
Una sfida importante che vuole alimentare le sinergie tra pubblico e privato in favore di una causa nobile come la riduzione della povertà e lo sviluppo sostenibile dei Paesi del Terzo mondo.
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