Per recuperare la reputazione rispetto alle gaffe sui Gay e a tanto altro, forse non basterà neanche la vittoria finale agli Europei: una “pirlata” sbagliata, l’esatto contrario del sontuoso cucchiaino, tanto è bastato a Cassano per attivare un flusso di comunicazione negativo e costringere gli azzurri a trincerarsi in difesa per giorni.
La reputazione di una squadra di calcio dipende sicuramente dai risultati sportivi che riesce ad ottenere, magari col bel gioco. Ci ricordiamo dell’Olanda di Cruyf, del Milan di Sacchi e del Brasile di Pelé. Ma il pubblico più attento sa guardare anche ad altre cose, magari non direttamente collegabili ad argomenti calcistici. E non c’è dubbio, poi, che nel momento delle grandi competizioni internazionali, come in questi Europei di calcio, l’attenzione verso la nostra Nazionale diventi quasi ossessiva. Tutti i media, anche quelli non sportivi, parlano nei minimi dettagli dell’Italia, delle scelte tecniche, delle mogli in visita, dei tatuaggi dei calciatori e delle loro dichiarazioni.
Ed è qui “che casca l’asino”. O meglio Cassano. E con lui, a mio avviso, non solo tutta la Nazionale ma anche tutto il mondo del calcio. Sicuramente il campione rossonero non voleva offendere nessuno e sicuramente non è omofobo, come ha successivamente dichiarato. Ma certo le sue parole non sono state felici: “Froci in nazionale? Speriamo di no”. E poi: “fatti loro” (ndr: se sei frocio!). Ma la cosa forse ancora più grave delle dichiarazioni, sono state le risate generali in sala stampa da parte dei giornalisti. Certo, tutti hanno poi scritto e fatto servizi stigmatizzando Cassano e le sue parole per poi, il giorno dopo, a fronte delle doverose smentite del calciatore, far rientrare la polemica con una velocità che in un Paese come il nostro non si era mai vista. Insomma, pare che tutto il mondo del calcio, allenatori, giocatori, giornalisti, dirigenti delle società non abbiamo proprio voglia di vedere ed ammettere una realtà che è ormai sotto gli occhi di tutti: l’omosessualità esiste ed è presente anche nel calcio. Sai che novità! E sai che scandalo!
Ma se ci limitiamo a discutere di reputazione, va detto che dopo le altre vicende gravi e poco fortunate che hanno visto protagonista il calcio (scommesse, arbitri corrotti, fallimenti e bancarotte), non si sentiva proprio il bisogno di questa vicenda sui gay. E non è solo una questione sportiva e di passione. E’ un fatto economico. Se il tifoso si disaffeziona, non si abbona alla TV per vedere le partite, non va allo stadio, non si compra la maglietta e così via. Influenzando in maniera diretta le entrate economiche per le società calcistiche. E allora la buona reputazione del calcio è qualcosa su cui, da un punto di vista aziendale, bisognerebbe lavorare.
La Nazionale, soprattutto durante queste manifestazioni internazionali, svolge sempre il compito di far dimenticare tutti i problemi collegati al pallone, tutti gli scandali e gli elementi che fanno allontanare il tifoso, che poi è una specie di cliente. Insomma, la Nazionale dovrebbe non solo fidelizzare il “cliente-tifoso”, ma anche “acquisirne” di nuovi. Visto che quasi tutti, bambini, nonne, mamme, tifosi abituali e non, seguono in questi momenti l’Italia.
Rimango quindi molto stupito dalla gaffe di Cassano. Quello della presenza degli omosessuali nel pallone è un argomento che circola da tempo. Possibile che nessuno sia stato in grado di “preparare” Cassano? A maggior ragione se poi c’è il rischio che le sue dichiarazioni vengano interpretate male, come lui stesso ha detto il giorno successivo. In comunicazione esistono strumenti per preparare i “portavoce” alle interviste. Esistono i messaggi chiave, le Q&A. Non che Cassano non debba dire quello che pensa, ma forse un minimo di preparazione non avrebbe guastato e avrebbe evitato polemiche e danni di reputazione. E poi: il campione del Milan ha detto che prima dell’intervista aveva parlato con il CT della Nazionale, Prandelli, di come rispondere alla possibile domanda sull’omosessualità. Possibile che debba essere Prandelli a suggerire a Cassano cosa dire sull’argomento? Senza nulla togliere al CT che mi pare un grande professionista nonché un’ottima persona, ma in tutte le aziende c’è, o ci dovrebbe essere, un esperto di comunicazione. Addetto ufficio stampa, spin doctor, chiamatelo come volete, ma un professionista che sappia affrontare i rapporti con i media ci deve pur essere.
Per concludere, il messaggio è chiaro: la comunicazione è qualcosa che deve essere affrontata con serietà e professionalità, altrimenti si rischia di fare danni irreparabili in termini di reputazione. Danni che per la Nazionale forse non si riuscirà a riparare neanche con la vittoria finale (che ovviamente tutti ci auguriamo).
PS: mi piace segnalare una bellissima campagna collegata a tutta questa vicenda. Non c’è forse tempo per trattarla nel dettaglio, ma la comunicazione del Gay Village, mi sembra quasi perfetta per ironia, tempismo e per la capacità di coinvolgere quanti sono stati eventualmente feriti dalle parole di Cassano. Certo, se al posto del modello usato nella campagna ci fossero stati veramente i giocatori dell’Italia, la Nazionale e con lei tutto il mondo del calcio, ne avrebbero guadagnato tanto in termini di reputazione.