La diffusione di una malattia e la lotta per fermarla dipendono fortemente dalla percezione che la popolazione ha maturato del contagio. In particolare, nei casi dei virus la vera battaglia si basa sul campo della prevenzione ed è necessario agire sulla sensibilizzazione delle persone, perché spesso le malattie dopo un periodo di grande copertura mediatico finiscono fuori dall’attualità e il pubblico abbassa la guardia e dimentica i malati.
Emblematico è il caso della lotta contro l’AIDS, una malattia che è divenuta una pandemia all’inizio degli anni Novanta, sconvolgendo l’opinione pubblica ma che nel corso del nuovo millennio, con la scoperta di una efficace terapia retro virale in grado di contenere il decorso della malattia e migliorare le condizioni di vita dei malati, ha avuto scarsa copertura mediatica. Si è diffusa la credenza di un pericolo ridimensionato, ma la realtà è drammaticamente diversa: negli Stati Uniti ogni anno vengono diagnosticati 50000 nuovi casi di AIDS che si aggiungono a un totale di contagiati che orami supera abbondantemente il milione di persone. Il dato drammatico è che di questi, una persona su 5 non sa di essere malata.
Per fare fronte a questa situazione è necessario cambiare la percezione della diffusione della malattia, farla diventare tema di discussione quotidiano e farla sentire come pericolo vicino ma anche come male di cui si può parlare senza vergogna, uscendo dal muro di omertà e di vergogna che spesso circonda questa malattia. Su queste basi ha operato negli Stati Uniti il Department of Health and Human Services (HHS) in collaborazione con il Centers for Disease Control and Prevention (CDC) dando vita il 16 luglio alla campagna “Let’s Stop HIV Together”, mettendo al centro il racconto di venti storie di persone che grazie all’aiuto degli amici e della famiglia, conducono una vita normale e positiva, anche se affetti dal virus. I video raccontano gli step quotidiani nella lotta contro la malattia per sfatare false credenze sull’impossibilità di curarsi e sensibilizzare l’opinione pubblica e la società sull’impatto dell’HIV e dell’AIDS.
L’AIDS è un tema sociale importante che tocca tutti e per questo le istituzioni statunitensi hanno deciso di declinare questa iniziativa su tutti i canali a propria disposizione rendendo le persone vere protagoniste. La campagna è stata pianificata in televisione,declinata su mezzi stampa, adattata per i circuiti radiofonici e diffusa sul web. Internet ha avuto un ruolo assolutamente centrale con sito web del progetto che offre non solo informazioni sulla campagna ma fa educazione sulla malattia, invitando i visitatori a rendersi protagonisti dell’opera di sensibilizzazione raccontando la propria esperienza sul sito o condividendo la campagna sui social network.
La novità nella lotta all’AIDS è la consapevolezza che la battaglia contro la diffusione della malattia e il sostegno dei malati deve essere condotta in prima persona dalle singole persone in affiancamento alle istituzioni. Per questo i social network sono diventati punto centrale della campagna iniziando dalla creazione di una pagina Twitter e dell’ hashtag #StopHIVTogether che ha coinvolto immediatamente 6500 follower. Su Facebook invece sono stati condivisi alcuni video virali che hanno raccontato due di queste storie di malattia combattute quotidianamente con grande dignità, come I’m a devote son , I’m a singer and an artist and i live with HIV.
Il primo effetto della campagna non è solamente il coinvolgimento del pubblico finale, protagonista ora della diffusione dell’iniziativa, ma anche l’avvicinamento delle istituzioni al proprio target, perché hanno accettato di dialogare con i propri utenti sul terreno da loro preferito, il web e la rete, senza sminuire la propria autorità.
L’Italia segna invece una pesante mancanza di sensibilizzazione intorno ai temi della malattia e al sostegno ai malati. La campagna più importante svolta del Ministero della Salute infatti è del 2010 e invita la popolazione solamente a fare il test per prevenire la diffusione della malattia. Il target di riferimento è quello dei 30-40enni come si evince dallo spot di Opzetek con protagonista Valerio Mastrandrea. La descrizione della vita dei malati resta un tabù completo esattamente come il racconto della malattia attraverso le persone malate o non. La campagna, realizzata in occasione della giornata Mondiale dell’AIDS,è stata trasmessa nelle televisioni locali metropolitane e nelle sale cinematografiche. È stata oggetto di attività di affissione esterna e veicolata nel circuito Promocard avvicinando così il target di riferimento nei locali. Ma non vi è stato alcun tipo di racconto socialmente costruito su Facebook, Twitter o Youtube e nessun sito di approfondimento è stato predisposto in rete. Solamente un invito declinato dall’alto, dal ministero, a fare il test, utilizzando un volto di un attore noto al grande pubblico. Nel 2011 sono stati utilizzati gli stessi identici materiali stampa e il messaggio televisivo è stato tradotto in uno spot radiofonico che ha accompagnato le trasmissioni di approfondimento trasmesse nella giornata della lotta all’aids su Radio Rai.
Siamo sicuri che questo sia il modo giusto per costruire la giusta consapevolezza della malattia anche nel nostro paese?
In attesa che si avvii una campagna di sensibilizzazione più efficace e socialmente condivisa la LILA (Lega Italiana per la Lotta contro l’AIDS) denuncia che l’Italia ha di fatto dimenticato la lotta all’AIDS.