Sindaco di Roma accusato di censura dai cronisti romani con un esposto alla procura. Un titolo che lascia di sasso. Ma il Movimento 5 Stelle non era per la trasparenza e la comunicazione a due vie? Si. Ma evidentemente la “vecchia” sala stampa non è da considerarsi un “mezzo a due vie”, un posto pur fisico in cui confrontarsi anche alla presenza di altri mezzi più “moderni”. I 5 Stelle e il loro Primo Cittadino, infatti, hanno spostato la comunicazione istituzionale dalla sala stampa a qualunque altra sala, in diretta streaming, su Facebook.
Noti per aver cambiato le carte in tavola in tema di informazione politica, gli esponenti del Movimento 5 Stelle hanno mancato, secondo i giornalisti romani, il protocollo d’intesa sull’informazione capitolina sottoscritto il 2/10/2008 e mai revocato fra l’ufficio stampa del Comune, il Sindacato cronisti romani e l’Associazione stampa romana. In particolare, si legge, la categoria si è indignata per “la chiusura della sala stampa, il perdurare di un ingiustificabile silenzio sui principali avvenimenti da sottoporre, tramite mass-media, alla verifica e al giudizio dell’opinione pubblica, le fasulle conferenze stampa senza possibilità di domande da parte dei giornalisti, le circolari bavaglio di censura preventiva diffuse all’interno dell’amministrazione comunale”.
Per dove passa l’informazione allora? Attraverso internet, la rete. Il blog del Movimento è il nuovo quotidiano, il profilo Facebook la nuova TV e quello Twitter il nuovo luogo di dibattito.
La comunicazione disintermediata è arrivata ma porta con se alcune critiche mosse dalla categoria che, fino a poco tempo fa, aveva l’onere e l’onore di far arrivare le notizie ai cittadini. Si possono annunciare le dimissioni dell’ex assessore all’ambiente con una diretta streaming, ma dove se ne affrontano gli aspetti di approfondimento? Dove la discussione? E le domande che i giornalisti vorrebbero porre alla Sindaca capitolina, possono rimanere inevase? E la diversificazione dell’informazione dettata dalla pluralità delle voci che la raccontano?
Chiaro è che il tema “comunicazione/informazione via social” è il vero centro focale della comunicazione politica dell’oggi e del domani, soprattutto per le attività di “intelligence” che abbiamo imparato dalle ultime elezioni Presidenziali in USA e che possono essere perpetrate sui social per modificare il sentiment e la reputazione di un candidato o di una sua proposta.
Il dibattito di questi giorni imperversa su questi temi, allarmante, secondo alcuni, che sia a discrezione del Primo Cittadino romano la trasmissione o meno di alcune informazioni e la concessione di spazi ai giornalisti, nei quali interagire con la giunta; innovativo, secondo altri, il modo di comunicare al passo coi tempi e le evoluzioni tecnologiche. Chiara la posizione dei professionisti dell’informazione, il Sindacato cronisti aveva già sottolineato, negli auguri rivolti a Teodoro Fulgione, portavoce del Sindaco, la critica situazione della capitale, auspicando miglioramenti nel rapporto con la giunta grazie alla posizione dell’ex giornalista ANSA.
Se è questa la piega presa, occorrerà riconsiderare tutta la comunicazione politica, a partire dal tono di voce e dal linguaggio, che sulle piattaforme social è più semplice, amichevole, basso; bisognerà forse rivedere la priorità data al public speaking e spostarla, magari, sul content writing; senza considerare l’evoluzione delle campagne elettorali che, come il 2016 insegna, ormai vanno giocate su tutti i campi.
Una discussione che continuerà e troverà sempre maggiori argomentazioni a supporto delle varie tesi, noi lasciamo il giudizio sospeso, sarebbe interessante poter ascoltare un panel sul tema durante i lavori a Perugia del prossimo Festival del Giornalismo, divenuto oramai l’appuntamento Italiano, secondo noi più importante, in cui sviscerare temi complessi sulla società dell’informazione contemporanea. Chi ha già un’idea?