Jake Tapper – CNN pizzica lo staff PR di Trump a copiare un comunicato stampa di ExxonMobil
Cosa succede quando la Casa Bianca emette un comunicato copiando quello di una compagnia petrolifera?
“Un bel patatrac” direbbero a Milano. È quanto accaduto ieri, quando un giornalista della CNN, Jake Tapper, ha segnalato dal suo account twitter la presenza di un passaggio identico tra il comunicato stampa emesso dalla White House e quello di ExxonMobil Corporation. Plagio, dal latino plagium – riduzione in schiavitù, oggi: appropriazione, tramite copia totale o parziale, della paternità di un’opera dell’ingegno altrui. Era dai tempi di Marziale (40-104 d.C.) che non si assisteva ad un caso tanto clamoroso. Non c’è dubbio, visto il tema dei relativi comunicati, che i contenuti potessero essere simili, perché quando si parla di un grande investimento su un territorio non c’è lobby che tenga, è prioritario per qualsiasi paese supportarlo anche a livello di comunicazione, ma uguali proprio no. La diretta conseguenza di un errore così grossolano è che le conversazioni sui social si siano spinte sulla fantapolitica e le lobby del petrolio (ricordiamo che il segretario di stato Rex Tillerson è anche l’ex CEO di ExxonMobil), sottolineando il rapporto di collaborazione molto stretto tra Trump e le compagnie petrolifere del paese. Burattino? C’è chi lo pensa. Investitore? Naturalmente. Un doppio autogol, perciò, dovuto, questa volta bisogna sottolinearlo, a una grande mancanza di serietà professionale da parte del PR staff della Casa Bianca: com’è possibile che nessuno si sia preso la briga di scrivere di proprio pugno il comunicato? Perché un cut-and-paste (copia e incolla) privo di rielaborazioni, fatta eccezione per United States al posto di U.S. e la sparizione di “expansion” prima di “program”? E ancora, come mai nessuna comunicazione ufficiale o commento da parte della White House (esclusa la dichiarazione di Sean Spicer sui contatti tra la compagnia e il presidente)? La tempestività nei momenti di crisi è fondamentale, e, ormai, chiunque ne è a conoscenza. Forse, come ipotizzato, dietro c’è la volontà ferrea del presidente Trump, che sappiamo di animo agitato in queste settimane e, in generale, non particolarmente propenso al confronto. Inutile tirare dei giudizi sull’accaduto, meglio augurarsi che chi “firma” comunicati di questa portata possa trovare il corretto modo per ricostruire la propria reputazione perché in definitiva quale comunicatore non vorrebbe far parte di uno staff Presidenziale di quel livello?