“Dovrebbero andare a lavorare in miniera”. Se partisse un toto-scommesse su chi possa aver detto una frase del genere probabilmente si chiuderebbe subito, perché c’è una sola risposta possibile: una nonna, nello specifico parliamo di nonna Anna Maria.
Solo che questa volta, la frase che carica di sensi di colpa chi l’ascolta, è apparsa su Repubblica nella rubrica Invece Concita curata da Concita De Gregorio ed era rivolta al duo rapper più famoso del momento: Fedez e J-Ax. I due cantanti, infatti, hanno suscitato grande disappunto sulla rete per essersi rifiutati di autografare un foglio ad un bambino di 10 anni. Il motivo? Non aveva comprato il loro cd.
Federico Lucia, in arte Fedez, non è nuovo a questo tipo di “attacchi”, e, soprattutto, non è solito lasciar correre. Pochi giorni dopo, ecco il video di risposta postato direttamente sul profilo Facebook di Fedez (poi ricondiviso sull’account Twitter che conta 1,48 mln di followers), nel quale risponde alle critiche, attacca i giornalisti, “un trattore dell’incompetenza”, e smentisce questa e altre fake news che circolano su di lui. Insomma, le regole di questi eventi “FIRMACOPIA” sono ferree (o almeno, ne è convinto il rapper, anche se c’è chi sottolinea che il potere di cambiare le regole ora è in mano proprio ai VIP), lui è sempre disponibile, i giornalisti italiani, che sono alla spasmodica ricerca dei “click” tanto amati dagli investitori pubblicitari, sfruttano la capacità di newsflow del suo personaggio omettendo di verificare le notizie che lo riguardano.
Altre le verità emerse nei commenti e nelle testimonianze di chi, quel giorno, era presente. Quindi? Se è vero che l’audience, l’interesse, e quindi i “click” e le condivisioni crescono se un personaggio noto si muove intorno all’eterna legge delle 3 S – sangue, sesso, soldi – è altrettanto vero che personaggi come Fedez, grazie ad una fan-base consolidata, sono capaci di disintermediare il flusso delle notizie che li riguardano e riacquisire credibilità e reputazione agli occhi dei propri ammiratori con le stesse piattaforme utilizzate dai media e, nel caso specifico, totalizzare ben 22 mila reazioni, 1.5 mila commenti e 764 mila visualizzazioni.
Analizzando il sentiment legato al nome del rapper, si nota come, nonostante le scivolate e/o fake news, le conversazioni su Fedez siano per lo più celebrative, comprensive, anche un po’ ossessive: probabilmente potrebbe veramente incappare in una crisi reputazionale e il sentiment intorno a lui continuerebbe ad essere positivo. Un buon segno per i tanti brand che, come Sisley, attualmente collaborano con lui.
Certo, sarebbe interessante capire quale è la linea di demarcazione tracciata dai brand che collaborano con personaggi famosi come Fedez o J-Ax. Chi si sarebbe aspettato, prima della scorsa estate, che il “cuore di panna” targato Unilever avvicinasse la coppia Fedez J-Ax e ne “sfruttasse” (non è certo chi abbia sfruttato chi) l’effetto tormentone? Le aree valoriali su cui si costruiscono progetti di comunicazione e mktg non possono più prescindere, ad esempio, dai gerghi e dai segni delle tribù con cui si vuole conversare, per cui, non è detto che far piangere un bambino sia solo un’azione deprecabile. Dipende dal contesto, dipende dal racconto, quanti nonni, papà o mamme fanno piangere figli o nipoti senza neanche portare a casa un click?