È un giorno speciale oggi per Enel che compie i suoi primi 50 anni e, in occasione dell’anniversario, presenta Enel Lab, progetto che investirà 15 milioni di euro nei prossimi 3 anni per supportare start-up italiane e spagnole (i principali mercati del Gruppo) che operano nella clean technology: la raccolta delle candidature online sul sito lab.enel.com si è chiusa lo scorso 30 novembre e a marzo 2013 saranno selezionate le 6 migliori startup che potranno beneficiare di un finanziamento fino a 650.000 euro, di supporto tecnologico e formazione imprenditoriale. Dopo la selezione le 6 startup individuate passeranno alla fase successiva, quella di incubazione, che durerà fino al 2014; in questa fase le aziende godranno del supporto di Enel sotto forma di servizi amministrativi, fiscali e legali per un valore massimo di ulteriori 50mila euro per permettere loro di focalizzarsi solo sul proprio percorso imprenditoriale. Le start up che avranno realizzato i migliori progetti di innovazione industriale potrebbero ricevere poi un ulteriore finanziamento ed accedere ad un percorso di crescita all’interno del gruppo Enel, integrandosi in esso.
Sostenere le start up imprenditoriali significa non solo contribuire alla crescita del Paese, ma anche investire in una strategia di incremento della propria corporate reputation. Oltre ad Enel, in Italia, le aziende che hanno deciso di perseguire questa strategia sono diverse. Vediamone alcune.
Fa scuola il progetto “Working Capital” di Telecom Italia: un acceleratore di impresa che investe nelle migliori startup italiane del settore digital, aiutandole a fare il grande passo dall’incubazione al mercato. Il progetto parte nel 2009 e ogni anno destina 2,5 milioni di euro nel capitale di start up nuove o già esistenti in ambito digital; in tre anni ha sostenuto 59 progetti di ricerca, 13 progetti di impresa e 36 startup in fase iniziale; a fronte di oltre 2.200 progetti e business plan inviati. L’impegno di Telecom nel sostegno all’imprenditoria ha generato non solo business ma, a quanto pare, anche seguito e reputazione per l’azienda promotrice, con oltre 36.000 fan della pagina FB del progetto Working Capital e oltre 8.500 followers su Twitter.
Anche Intesa San Paolo, con il progetto OFF – Officine Formative, offre il suo contributo nei confronti delle start up imprenditoriali, sul fronte più squisitamente ‘educativo’: il progetto propone un percorso di formazione a distanza funzionale a raccogliere gli elementi necessari a trasformare un’idea grezza in una potenziale impresa. Dopo la formazione a distanza, Intesa San Paolo mette a disposizione dei migliori futuri imprenditori il proprio Laboratorio ricerca e innovazione dove un team di esperti dispensa i consigli necessari per sviluppare e consolidare l’idea di impresa. Le 3 migliori idee accedono alla selezione di Startup Initiative, il programma Intesa Sanpaolo che consente l’accesso ad un network internazionale di investitori e professionisti che valutano il progetto e possono fornire un supporto finanziario per la sua realizzazione. Forse meno fortunata di quella di Working Capital, la pagina FB del progetto OFF conta ‘solo’ 960 like a più di un anno dalla sua apertura e poco più di 500 followers Twitter…
Che il ruolo delle startup sia centrale per il futuro dell’Italia è ormai una consapevolezza condivisa, complice la spinta politica data dal governo Monti e il moltiplicarsi di iniziative a supporto del settore che cercano di colmare il gap che il Belpaese ha nei confronti dei più attivi ‘vicini di casa’. Come emerge infatti dall’Osservatorio della School of Management del Politecnico di Milano, in Italia si investe in startup un settimo rispetto alla Francia, un quinto rispetto alla Germania e al Regno Unito e la metà rispetto ai paesi del nord (Svezia, Finlandia e Norvegia) con PIL molto inferiori a quello italiano. E anche il portfolio di investitori analizzato da Politecnico non è dei più ‘attivi: in Italia infatti oltrepassano di poco la ventina gli investitori istituzionali realmente attivi nel finanziamento delle startup, a cui si affiancano un’altra decina di incubatori privati che, oltre a investire nelle startup (ma, in media, meno dei primi), offrono loro risorse e servizi a valore aggiunto di varia natura (spazio, mentorship, etc). A questi si aggiungono una trentina di incubatori universitari (di questi una dozzina sono particolarmente attivi) che però non investono risorse finanziarie nelle start-up ma forniscono loro servizi (dagli spazi ad hoc al trasferimento tecnologico dall’università . Infine esiste un centinaio di investitori “informali”, tra business angel e family office (di cui una decina i più attivi). Ed ecco che, anche Politecnico di Milano sceglie di scendere in campo, attraverso la Fondazione Politecnico, creando il nuovo incubatore di impresa PoliHub Startup District & Accelerator che si ispira al modello dei distretti industriali nati negli anni ’80 e mette letteralmente ‘a contatto’ i nuovi imprenditori, con l’obiettivo di creare concentrazioni territoriali di nuove imprese per facilitare dinamiche di cross-fertilizzazione. In uno spazio di oltre 5.000 metri quadrati presso il polo Bovisa dell’Ateneo, le startup considerate ‘idonee’ potranno, da marzo 2013, prendere in affitto spazi arredati e funzionali (gratuiti per i vincitori dei concorsi del Politecnico) creando un nuovo polo dell’eccellenza italiana all’interno del quale scambiarsi know how ed esperienze, usufruire di un programma di formazione organizzato dall’ateneo incontrare potenziali investitori. Senza limiti di età o settore di riferimento. Con l’obiettivo di facilitare il contatto tra le start-up e le grandi imprese per stimolare partnership o relazioni commerciali e l’ambizioso traguardo di 150 aziende ‘incubate’ in tre anni.
Si basa sul concetto di ‘fare rete’ anche l’iniziativa promossa dall’Associazione Italia Camp, promossa da under 35, che unisce ricercatori, imprenditori, professionisti e studenti e può contare sulla collaborazione di numerose realtà imprenditoriali, sociali e istituzionali, e sulla partnership di circa sessanta atenei, nazionali e internazionali. Scopo del progetto ’Idee per il paese’ – alla sua seconda edizione nel 2012 – è quello appunto di selezionare e promuovere i migliori progetti per l’innovazione provenienti da tutta Italia. I 10 progetti selezionati quest’anno tra oltre 700 proposte raccolte, saranno realizzati in collaborazione con aziende come Wind e istituti come la Cassa Depositi e Prestiti e l’Autorità Antitrust. Senza preclusioni di settore, come testimoniano alcuni dei progetti vincitori del 2012: dal portale per promuovere il turismo enogastronomico ai servizi bancari per immigrati, dai dottorati di ricerca da svolgere nelle aziende alle aste di infrastrutture, da una rete di banda larga a emissioni zero al riutilizzo degli scarti dell’alta moda per creare l’altra Moda, dall’Ecoboa ad un quadro normativo di reinclusione in materia di esecuzione penale.
© Riproduzione riservata