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Io Donna ne fa una questione di shorts.. noi di reputazione

Tutto ha avuto inizio quando Io Donna, settimanale del Corriere della Sera, ha pubblicato una foto sul suo sito web con il figlio di David Beckham, Brooklyn, e la fidanzata Chloe Moretz, mano nella mano. A corollario della foto appariva la didascalia  “L’attrice non si separa mai dagli shorts. Peccato non sia così magra da poterli indossare con disinvoltura”. Quello che voleva essere un commento ironico ha invece innescato un vespaio sui social, con celebrità e gente più o meno nota pronta a difendere i diritti delle donne contro quello che è a tutti gli effetti un autogol clamoroso. Un fenomeno che ha avuto sfogo trasversalmente su tutti i social più importanti, con cinguettii e post al veleno che hanno riscosso un clamore mediatico notevole: tra gli altri hanno espresso il loro disappunto l’account ufficiale di Miss Italia, la giornalista de Il Fatto Elisa D’Ospina (il suo post su Instagram è stato il più apprezzato con 1.101 like), la co-conduttrice di TvTalk Cinzia Bancone (322 retweet e 532 like il suo post su Twitter), la fashion blogger Martina Calabresi e Selvaggia Lucarelli, che ha raccolto più di 10mila like e 849 commenti su Facebook: tutte unite al grido di #IODONNACONGLISHORTS, #bodyshaming e #curvy. Un attacco al quale IoDonna ha reagito goffamente, prima cambiando la didascalia in “L’attrice non si separa mai neppure dagli shorts. Esibiti con disinvoltura ovunque. Con troppa disinvoltura”, poi giustificandosi con un post ufficiale su Facebook nel quale si sottolineava che il commento voleva essere un giudizio solo sul look della Moretz. Una strategia di recovery che ci ha lasciato un po’ interdetti, considerato soprattutto che non sono ancora arrivate delle scuse, ma solo un tentativo di giustificare le affermazioni precedenti.  Dal punto di vista della reputazione il settimanale che è da sempre dalla parte delle donne, avrebbe avuto tutto da guadagnare se avesse utilizzato una strategia differente proprio per questo suo posizionamento distintivo. Al contrario la testata Vanity Fair, incappata nello stesso problema ha prontamente reagito con il direttore Luca Dini che dopo aver corretto prontamente l’errore, si e’ scusato per la cattiva gestione della “notizia”. Stesso problema, due modi di agire totalmente diversi.

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