#CrisisVolkswagen che fretta c’era?
Sono passati solo 4 weekend da quando La Stampa ha titolato “Volkswagen rischia una stangata di 18 miliardi negli Usa” e, a seguito della più grave crisi reputazionale su scala globale del brand tedesco, ieri La Stampa titolava “Faremo di tutto per riconquistare la vostra fiducia”.
La differenza tra il primo titolo e il secondo è nella firma: al posto del nome e cognome di un giornalista, ieri campeggiava il logo della casa automobilistica di Wolfsburg.
Il 20 settembre ero talmente certo che Volkswagen, in Italia, avrebbe reagito a livello di comunicazione nel breve termine, che avrei potuto scrivere una memoria e depositarla con timbro e ceralacca in una cassetta di sicurezza per poi inevitabilmente aprirla e poter affermare “visto … è successo”.
Invece sono dispiaciuto, e approfitto della pubblicazione di questa pagina pubblicitaria per circoscriverne la natura, perché so che in questo momento ci sono dei colleghi capaci, strutturati, che stanno lavorando per implementare una strategia di gestione, in attesa della futura strategia di recovery.
Sono convinto che sia un marchiano errore tattico causato dalla fretta e da una serie di motivi che i professionisti, che hanno affrontato delle crisi e ne hanno gestito l’aspetto reputazionale, conoscono alla perfezione. Non ha senso elencarli.
Dietro alla dichiarazione “le nuove vetture con motori Euro 6 attualmente in vendita non sono coinvolte e soddisfano pienamente i requisiti di legge e gli standard ambientali” si cela il vero obiettivo di questa inutile pagina. Non è utile a chi è stato costretto a pensarla, a chi l’ha prodotta, a chi la legge e soprattutto a chi l’ha pretesa.
Ad aggravarne il peso, la contemporanea notizia della perquisizione della Guardia di Finanza della sede di Verona dell’azienda e l’ iscrizione nel registro degli indagati dell’amministratore delegato di Volkswagen Italia Massimo Nordio , il presidente Luca De Meo, il consigliere delegato Paolo Toba, la rappresentante del gruppo Annamaria Borrega, l’ex presidente del cda di Volkswagen Italia Rupert Johann Stadler e l’ex consigliere Michael Alexander Obrowski.
“Sappiate che non ci fermeremo finché non avremo riconquistato pienamente la vostra fiducia” conclude la famigerata pubblicità. Personalmente credo invece sia tempo di fermarsi per scrivere una nuova pagina della storia di un brand così importante e delle persone che con laboriosa onestà vorranno e potranno curarne le ferite, senza fretta … con strategia. “Fiat lux” dice un’importante locuzione latina e nel frattempo possibilmente “zero titoli”.