Può una casa di moda fermare la costruzione di una ferrovia dell’alta velocità?
Forse si, è una questione di comunicazione. E’ quanto sta accadendo in Francia in questi giorni. La famosa maison Chanel, attraverso un comunicato, ha espresso con fermezza la propria opposizione al progetto di alta velocità delle ferrovie Sncf nella Valle di Siagne, dove crescono i gelsomini e le rose di maggio che compongono il famoso profumo Chanel N.5. La costruzione di un viadotto e l’incremento del passaggio dei treni sopra i campi intorno a Grasse, capitale mondiale dei profumi, “costringerebbero Chanel a smettere di sostenere le attività artigianali nella regione”. Una protesta che trova il supporto degli abitanti della regione e anche del sindaco di Cannes, che ospiterebbe volentieri il viadotto, consapevole così di limitare notevolmente l’impatto del progetto sul territorio campagnolo e migliorando il servizio ferroviario della città. Non è la prima volta che la maison creata da Coco interviene per proteggere il territorio. Già nel 2009, infatti, aveva intrapreso, e vinto, una battaglia contro la costruzione di una discarica vicino ai campi di fiori. Chanel si è schierata dalla parte della popolazione provenzale ma con discrezione, pubblicando una lettera aperta sul proprio sito senza però riprenderla su altri touch points digitali. In questo modo si è avuta la diffusione della sua posizione, ripresa dalle maggiori testate europee, ma non l’effetto long tail sui social, che avrebbe permesso a Sncf una replica e, agli utenti, una discussione che sarebbe potuta sfociare in attacchi anche verso la maison francese.
La tempestività è un potente alleato, ma anche il momento socio-economico ha la sua incidenza.
Ad oggi gli ambiti, i canali su cui si è approfondita la notizia sono questi, ma i brand in campo Chanel e Sncf sono rilevanti, per cui potremmo essere solo all’inizio di una diatriba che vedrà nelle strategie e nelle attività di sensibilizzazione e di comunicazione un perno centrale per spostare il consenso verso la posizione dei due sfidanti.
Quindi, effetto NIMBY? Contesto te perché fa comodo a me?
Di certo c’è solo che tra il buono, il brutto e il cattivo, meglio essere il buono, e il filtro per essere visti in quest’ottica si chiama sostenibilità. Quest’anno, un’altra società si era impegnata per la protezione del territorio e delle sue risorse: la General Mills. Nella prima metà dell’anno, il colosso americano dell’alimentazione, creatore delle famose ciambelline al miele Cheerios, ha lanciato una campagna di sensibilizzazione sulla diminuzione delle api in Canada. Senza api non ci sarebbe il miele, molto semplicemente; eppure il progetto ha riscosso molto successo e poche polemiche, nonostante i ritorni dell’iniziativa siano stati molti anche per l’azienda: l’aumento delle api, a scongiurare il cartello “esaurimento scorte”, e l’efficacia comunicativa, con effetti positivi anche sulla reputazione.