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Reputation il nuovo mantra

“Reputation, reputation, reputation, questo il mantra del direttore dell’Economist”. Con questa frase, semplice e diretta, Maria Latella – dal suo blog – ha riassunto l’incontro di alcuni giorni fa con il Direttore dell’Economist John Micklethwait. I due giornalisti si sono confrontati sull’evoluzione dei settimanali, cercando di elaborare strategie per anticipare e incontrare i gusti dei lettori. I direttori si sono trovati concordi nel sostenere che, per un giornale, la credibilità e la reputazione è tutto. Questi due valori sono le ragioni che spingono i lettori a preferire una testata all’altra. Interessante è anche la domanda che, in chiusura, Maria Latella pone ai suoi lettori: “Se Monti non avesse la reputazione che ha, Francia e Spagna si sarebbero fidate? L’avrebbero sostenuto nello sfiancante confronto con Angela Merkel?” – “Probabilmente no”, conclude la giornalista.

Le strategie per gestire la propria reputazione e garantire la massima coerenza tra i valori su cui basa il proprio operato e l’immagine che si trasferisce all’esterno sono al centro del dibattito mediatico. L’attenzione intorno a questi temi dimostra come oggi, più che mai, ogni soggetto deve obbligatoriamente curare il proprio “capital reputation” per risultare credibile agli occhi della società e dell’opinione pubblica. Come non essere d’accordo? Ricordiamo ai due direttori di Severn Cullis-Suzuki “La bambina che zittì il Mondo per 6 minuti“, uno dei più interessanti esempi di building reputation degli ultimi 20 anni.

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