Ieri il primo vero faccia a faccia Renzi-Bersani, anche se in trasmissione a SKY TG 24 erano in cinque a contendersi spazio e credibilità; siamo dunque oramai giunti a pochi giorni dal 25 novembre, quando gli italiani di centrosinistra saranno chiamati ad esprimersi per eleggere il candidato premier alle prossime elezioni politiche. Mai come in questa occasione lo scontro tra i due principali sfidanti, Pierluigi Bersani e Matteo Renzi, sta andando in scena anche su Twitter, attribuendo alla web reputation dei due sfidanti un ruolo di primo piano.

Ma qual è la percezione on-line dei due principali sfidanti alle Primarie del centrosinistra? E, soprattutto, quanto pesa un tweet sulla loro e-reputation? Basandomi sui risultati di una recente ricerca su politica e social network, promossa dall’Osservatorio di Pavia, posso affermare che pesa moltissimo. La ricerca ha riguardato la prima settimana di campagna (dal 25 settembre al primo di ottobre), periodo nel quale sono stati analizzati più di 15.000 tweet. Se il focus dei tweet è di sostanziale parità (Renzi viene citato dagli internauti nel 46% dei tweet contro il 42% di Bersani), differenti sono invece i giudizi del pubblico nella valutazione dei candidati. Mentre su Bersani è emersa una sostanziale parità tra giudizi negativi e giudizi neutri su Renzi, invece, vi è una più netta contrapposizione di pareri: 40% positivi contro 37% negativi. Dal mio punto di vista il numero maggiore di valutazioni negative su Bersani rispetto a Renzi, potrebbe essere attribuito al ruolo attivo che il segretario del PD esercita nel “teatro della politica italiana”, dalla quale, invece, Renzi preferisce rimanere estraneo.

Guardando agli argomenti dei tweet, invece, prevalgono per entrambi i temi di natura interna al PD. Com’è facile immaginare, inoltre, la “questione morale” connessa con la cosiddetta malapolitica è stata particolarmente cinguettata dalla Rete. Del tutto residuali infine le voci della policy, come l’economia, il lavoro e il federalismo.

Un aspetto particolarmente rilevante dell’analisi e che mi permette di sviluppare alcune considerazioni sulla web reputation dei candidati riguarda l’analisi lessicale dei tweet. Gli internauti parlando di Bersani, utilizzano un linguaggio strettamente connesso alla politica. Frequenti sono i richiami e le associazioni al Governo Monti e alla politica-partitica. In particolare, sono stati cinguettati con frequenza i nomi di molti leader di partito (Berlusconi, Casini, De Luca, Vendola, Fini, Alfano) e di “apparato” (Pd, politica, comitato). Risulta inoltre presente una forte associazione con la dimensione dell’agire (il fare), mentre la presenza dell’ex presidente della Provincia di Milano Filippo Penati, lascia intendere una componente critica che rinvia alla “questione morale”.

Giovane e rinnovatore, Renzi è percepito come una persona nuova. Il linguaggio delle conversazioni sul Sindaco di Firenze evidenzia una forte personalizzazione in senso giovanilistico del lessico, a cominciare dal nome: Matteo, Matteorenzi (non esiste un analogo Pierluigi su Bersani). Il Sindaco di Firenze mostra una maggior capacità di “agitare” il dibattito. Nel parlare del candidato la Rete utilizza molte parole d’ordine che rinviano ad una logica da competizione spinta, ai limiti dello scontro (vincere, vinco, adesso!). La dimensione della politica è declinata nella contrapposizione, nel conflitto, rappresentato dalle primarie (per le quali si scomodano anche “pezzi da 90” come Bill Clinton). Da ciò consegue una forte contrapposizione tra chi è a favore e chi è contro: a vario titolo e su registri differenti appaiono anche i principali antagonisti, come Massimo D’Alema sul registro della politica o Zoro su quello del costume.

In generale, quello che emerge da questa prima fase di ricerca è l’attenzione e l’interesse crescente del pubblico rispetto alle dichiarazioni on-line dei candidati e la tendenza a formulare giudizi e preferenze anche a partire dai cinguettii dei politici. A chiusura dell’analisi saremo anche in grado di verificare se e in che modo i cambiamenti nelle strategie comunicative annunciati dai contendenti troveranno riscontro nei tweet e condivideremo, nuovamente, lo scenario. Dall’analisi si evince anche come i media tradizionali costituiscano la maggior parte dell’informazione ritrasmessa su Twitter, ma questo social network permette grandissima diffusione anche di contenuti indipendenti, quando rappresentano efficacemente il sentire di una comunità virtuale. Twitter, nella comunicazione della politica e sulla politica, esercita due funzioni: la ritrasmissione di contenuti informativi provenienti in larga parte (ma non esclusivamente) da media tradizionali e il commento, perlopiù ironico o polemico, di dichiarazioni e “prestazioni” televisive. Ed è proprio in relazione a quest’ultima funzione che oggi, in epoca Web 2.0, il monitoraggio e l’attenzione nei confronti della web reputation assume una valenza fondamentale. Soprattutto per la politica, dove la reputazione del candidato catalizza i giudizi del pubblico, decretandone il successo politico ma anche quello “social-mediatico”, motivo per cui rimango in attesa di potervi raccontare, con la pubblicazione dei dati definitivi del nostro Osservatorio, se alla fine la vittoria alle primarie coinciderà o meno con il consenso digital raccolto e la relativa e-reputation dei candidati.

Osservatorio di Pavia

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