Nella recente campagna elettorale presidenziale, ancora una volta gli stati Uniti si sono dimostrati precursori nell’uso degli strumenti di comunicazione e dei social media in particolare. E ancora una volta il presidente in carica Barack Obama ha dimostrato di essere un perfetto comunicatore e di saper dialogare con i cittadini americani, indipendentemente dal media utilizzato.

Una vittoria che parte da lontano, quella di Obama, costruita sin dalla campagna elettorale del 200,8 e che ha saputo poi portare avanti negli anni di presidenza (i primi 2 in particolare sono stati i più proficui per la crescita dei suoi seguaci sui social media) con costanza ma soprattutto con cognizione di causa. Dopo le elezioni del 2008, infatti, Obama ha iniziato il suo quadriennio di presidenza con una “base utenti” già molto importante sui social, con i suoi oltre 2 milioni di fan su Facebook e più di 112.000 follower su Twitter. Ma non sono stati questi i numeri della vittoria di Obama, se è nei numeri che si ricerca il motivo del suo successo. Dall’analisi fatta dal San Francisco Chronicle emerge infatti che il neo eletto presidente Obama, solo durante l’ultima campagna elettorale, ha guadagnato sei volte più follower su Twitter e 3 volte più fan su Facebook rispetto al suo rivale Romney. Ma i numeri servono più a definire chi è il vincitore delle elezioni, piuttosto che a capire chi ha utilizzato meglio i social media.

Non servono grafici o numeri per capire che il presidente Obama conosce meglio le potenzialità dei social media per comunicare con gli elettori e guadagnare la loro fiducia (e spesso anche il loro voto). Sono i contenuti e le interazioni il vero ago della bilancia quando si parla di social. Basta farsi un giro sui vari profili, la fanpage o l’account Twitter ad esempio, per rendersi conto dell’uso molto disinvolto che fa Obama di questi strumenti. Su Twitter ad esempio, Obama mostra un’ampia considerazione dell’ecosistema di influencer che lo circonda e utilizza in modo sapiente lo strumento del retweet quando può essere utile alla causa. Anche gli hashtag citati all’interno dei tweet sono numerosi e spaziano tra vari ambiti della vita sociale; questo ha permesso a Obama di coprire un maggior numero di conversazioni e di argomenti. E’ poi stato il primo politico americano ad organizzare una “Twitter town hall”, una sorta di assemblea cittadina di portata nazionale, tramite la quale rispondere in prima persona alle domande provenienti dagli altri utenti di Twitter.

Lo sconfitto Romney invece, non ha mai retwittato i contenuti provenienti da altri account, è intervenuto su pochi hashtag, quasi tutti provenienti dalla sua area politica, e ha utilizzato le mention solo per controbattere, più o meno polemicamente, al suo diretto avversario.
Anche dall’analisi dei contenuti dei post pubblicati sulle due fanpage appare evidente come Obama e il suo staff utilizzino un linguaggio meno formale, più vicino a quello che gli utenti usano sui social. Molti suoi post mostrano inoltre una grande capacità di coinvolgimento degli utenti, e una continua ricerca di interazione. Obama, a differenza del suo avversario, sembra utilizzare i social media per parlare con le persone, piuttosto che per parlare alle persone.
Anche dopo la sconfitta, Romney non brilla quanto a fair play e dimostra poca considerazione dei tanti utenti che lo hanno seguito sui social durante la campagna
elettorale; una volta ufficializzati i risultati, infatti, solo l’account Facebook ha riportato un timido “thank you”, mentre sono rimasti in silenzio tutti gli altri canali social utilizzati in campagna elettorale.

Nonostante le differenze di approccio, i difetti e le capacità di entrambi i candidati, queste elezioni americane hanno dimostrato che la politica deve necessariamente fare i conti con i social media e non può prescindere quindi dal dialogo con le persone.

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