Se è vero che l’eccezione conferma la regola, grazie alla campagna Ocean 2012, l’espressione “muto come un pesce” può acquisire lo status di norma. Già, perché l’animale senza voce per antonomasia è diventato protagonista della campagna di comunicazione e relazioni pubbliche realizzata -da 160 organizzazioni diverse in tutta l’Unione europea- per richiamare l’attenzione della popolazione sui danni arrecati all’ambiente dalla pesca intensiva, e per creare un gruppo di pressione forte in grado di influenzare le scelte del governo della CE, chiamato a pronunciarsi –proprio in tema di pesca- a novembre 2012.
Una sfida non esattamente semplice da vincere anche perchè il tema del sovrasfruttamento delle risorse ittiche nei mari europei, certo non rappresenta l’argomento di dibattito più frequente per gli abitanti del vecchio continente.
Come fare allora? PETA ha scelto di percorrere una strada consolidata, quella dell’utilizzo di testimonial (sexy) e svestiti; tanti gli esempi illustri: negli ultimi anni si sono spogliate, per esempio, Victoria Beckham -per Skin Cancer Awareness-, Milla Jovovich -per Clothes Off Our Back-, Pamela Anderson, Eva Mendes, Audrina Patridge -e, per parlare di star di “casa nostra” Elisabetta Canalis-, con ottimi risultati sia per le star –che ottengono così sovraesposizione mediatica in relazione a temi eticamente rilevanti- sia per gli enti committenti che, in virtù della popolarità dei propri testimonial, riescono a veicolare i propri messaggi a un pubblico molto vasto.
Su questa scia si inserisce Fishlove, la serie di scatti lanciata nel 2009 da PETA (in contemporanea alla distribuzione di End of the Line, il film sulla crisi della pesca realizzato da Charles Clover), che ritrae importanti star internazionali, completamente nude, in compagnia di un pesce. Gli scatti, oltre ad essere stati diffusi capillarmente alla stampa, sono diventati il soggetto di una mostra allestita presso la galleria Pertwee, Anderson & Gold a Soho, ed hanno avuto visibilità anche nell’ambito di Paratissima evento torinese di arte off terminato lo scorso 11 novembre, con una sezione fotografica curata da Davide Giglio.
Nonostante (l’apprezzabile) tentativo di dare una dimensione artistica all’iniziativa, le pose delle testimonial femminili -in particolare degli scatti riferiti alla bellissima modella Lizzy Jagger, già testimonial Lancome e Tommy Hilfiger-, sono state giudicate da più parti “eccessive”, strumentali e di fatto più utili alle star che alla causa. Nonostante la campagna abbia ottenuto ottimi risultati in termini di coverage on e off line, sotto il profilo reputazionale presenta qualche elemento di debolezza.
Come dimostra però la campagna BWVAKTBOOM (“Boyfriend Went Vegan and Knocked the Bottom out of Me) a favore dell’alimentazione vegana, PETA non solo è consapevole di usare strumentalmente la leva della sensualità ma è anche in grado di accordare passione e ironia, dimostrando di fatto come, utilizzare il sesso come catalizzatore per la diffusione del messaggio, sia una strategia efficace.
Alla base dell’iniziativa il sito internet www.bwvaktboom.com, costruito come luogo di conforto per donne “stremate” dalle performance amorose del partner (dopo la conversione al veganesimo). Nel sito sono presenti anche sezioni dedicate alla presentazione di attivisti in abiti succinti e una rassegna completa delle verdure “più hot”, in un climax ascendente (ma estremanete divertente) che accompagna il visitatore fino alla consultazione di quelli che vengono presentati come “contenuti hard” ed invece portano alla visualizzazione di una schermata in cui si legge: ora che abbiamo la tua attenzione, sappiamo che non c’è solo sesso nella vita, ma ci sono interessi diversi. E’ venuto il momento di guardare i video di PETA, hardcore e così offensivi, che nessuna TV ha voluto distribuire. – I video in questione, particolarmente forti, non hanno, naturalmente, alcun riferimento sessuale ma testimoniano invece maltrattamenti perpetrati su animali indifesi. E se il messaggio ai detrattori della strategia di comunicazione di PETA non fosse arrivato in modo sufficientemente chiaro, il rimando all’apposita sezione è in coda alla home page. Di più non si poteva chiedere.
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