Not

LeBron James crea un crampo alla reputazione di Gatorade

Coca cola e Pepsi, Apple e Microsoft (ora sostituita da Samsung), Milan e Inter. Se ne scegli uno, difficilmente lo tradirai con l’altro. Di generazione in generazione, i brand storicamente rivali si fronteggiano a colpi di sfide per rafforzare la fedeltà dei propri consumers, spingendosi su sfere emozionali che trascendono dal prodotto in vendita, tanto da aggiudicarsi in alcuni casi l’appellativo di love marks.
Lo spirito della competizione però fa scappare talvolta la mano anche alle aziende leader di settore, con azzardate azioni di marketing che remano a discapito del fair play.

L’ultimo passo falso l’ha compiuto Gatorade nei confronti dell’avversario con il quale si contende il primato nel campo degli energy drink, Powerade. Un tiro fuori dal canestro, lanciato dall’account ufficiale di Twitter con una serie di messaggi che attribuivano al crampo accusato durante una partita dal giocatore LeBron James , testimonial di Powerade, la scelta della bevanda vitaminica sbagliata. “Aspettavamo a bordo campo, ma lui preferisce bere qualcos’altro” è stato il primo punzecchiamento digitato. E ancora: “La persona con i crampi non è un nostro cliente. I nostri atleti reggono bene il calore” ha rincarato il social media manager, che malgrado il pay off del marchio reciti “Is it in you?”, in quel momento non doveva essere in sé.
Beffato ulteriormente dall’indiscrezione secondo cui in realtà LeBron berrebbe Gatorade nella vita di tutti i giorni, il comunicato stampa di scuse non ha limitato gli effetti dello sgambetto infantile, che ha continuato ad essere subissato di proteste degli utenti, nel totale silenzio del vicino di scaffale.

La provocazione cinica, causata dalla bruciatura di non avere sotto contratto il cestista del NBA tra i più ambiti dai pubblicitari, ha rimbalzato indietro l’occasione ghiotta di un evento che calamitava l’attenzione di milioni di spettatori e che poteva essere sfruttato seguendo l’esempio furbo di Oreo, durante il blackout del Super Bowl 2013.
Considerando inoltre il grande seguito che ha lo sport – di cui le bottigliette fortificanti in fondo sono semplice supporto – sarà facile per i tradizionali acquirenti, delusi e disaffezionati, traghettarsi in altre “acque”. Vale a dire che se Gatorade vorrà evitare perdite nelle vendite, nella prossima produzione per fare dimenticare l’accaduto le toccherà aggiungere alcool al composto di sali minerali.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Altro... Casa Bianca, comunicato stampa, comunicazione, Donald Trump, Exxon, ExxonMobil Corporation, Marziale, plagio, PR, PR staff, reputazione, Rex Tillerson, US
Fedez discute con Concita De Gregorio di giornalisti e fake news. #storytelling di una reputazione da 800 mila click

“Dovrebbero andare a lavorare in miniera”. Se partisse un toto-scommesse su chi possa aver detto...

A San Valentino polemiche per le promozioni Keyaku e Media World per la festa degli innamorati

Per la gioia dei single di tutto il mondo, San Valentino è arrivato e con...

Alla rete la sentenza sullo spot di Budweiser per il Super Bowl, e intanto scatta il boicottaggio del brand che sfida Trump

Super Bowl o super boycott? All’azienda produttrice di birra Budweiser sono bastati 60 secondi di...

Chiudi