Il suo nome è Femidom (female condom) ed è un profilattico femminile approvato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 1992. Non una novità, dunque, ma un prodotto che compie 20 anni nel 2012 e che in Italia resta quasi sconosciuto, a differenza di gran parte degli Usa e dell’Europa dove è entrato a far parte di numerosi progetti di salute pubblica. Spesso si è scritto e parlato del fatto che l’Italia non sia un paese che tuteli la salute riproduttiva delle donne e i recenti accadimenti di cronaca, legati proprio alla problematica delle gravidanze indesiderate, portano la questione alla ribalta. Pare che il profilattico femminile, oltre ad essere conosciuto solo dagli addetti ai lavori e da un’esigua parte di “istruiti”, sia difficilmente reperibile, anche a causa dell’elevato costo che supera notevolmente il prezzo di quello maschile. Eppure questo “sconosciuto” è assolutamente efficace nella protezione da gravidanze indesiderate e da malattie sessualmente trasmissibili e consente alle donne di esercitare un pieno controllo sul proprio corpo e la propria sessualità senza dover dipendere dagli uomini. Un traguardo che nel terzo millennio dovrebbe essere dovuto per il gentil sesso. Ma la realtà è ben diversa e da qui nasce l’esigenza di lavorare sulla notorietà del condom femminile, di fare cultura attraverso una campagna di informazione rivolta alle donne.
A prendersi in carico l’importante compito per l’Italia è l’Aidos (associazione italiana donne per lo sviluppo) che in occasione della Giornata mondiale della popolazione (Londra, 11 luglio) e del Summit sul Family Planning ha preso parte alla campagna “Paper Dolls” per diffondere anche in Occidente la cultura del preservativo femminile che fino ad oggi ha incontrato non poche resistenze di natura religiosa ed ideologica. Certo fa riflettere il fatto che nel 2012 e in un paese in cui si fa un gran parlare di empowerment al femminile, alcuni argomenti continuino ad essere considerati un tabù, ma infondo non è questa la sede per addentrarsi in una questione tanto delicata e spinosa che sarebbe superficiale liquidare con qualche riga di commento. Non resta dunque che analizzare l’argomento dal punto di vista della comunicazione. Nonostante la comprovata efficacia del metodo contraccettivo meccanico in questione, anche sul versante della comunicazione va evidenziata una sostanziale differenza tra i preservativi maschili e quelli femminili; mentre i primi possono contare su potenti campagne di pubblicità e di relazioni pubbliche, grazie agli ingenti budget messi a disposizione dai player del settore, quelli femminili si appoggiano unicamente sulla promozione da parte di organizzazioni che si occupano di prevenzione, come appunto la campagna internazionale Paper Dolls.
Iniziata nel 2011 con la partecipazione di 40 organizzazioni non governative di 22 paesi, Paper Dolls ha come protagonista Zawadi, una bambola di carta il cui nome significa “dono” in Swahili, e tre suoi amici che stanno viaggiando in tutto il mondo per sensibilizzare all’utilizzo del preservativo femminile. Le persone possono scrivere il proprio messaggio sulla bambola di carta e rinviarlo all’associazione, esprimendo il proprio pensiero riguardo ai condom femminili e spiegandone l’importanza. Anche virtualmente è possibile partecipare, scrivendo il proprio messaggio sul portale on line creato per l’occasione “Sign for Female Condoms” o attraverso la pagina facebook. Un progetto corale dunque che si muove su più fronti e che, con le prime 6000 bambole raccolte permetterà di costruire una lunga catena di Paper Dolls che verrà presentata durante la Conferenza internazionale sull’ Aids (Washington 22/27 luglio) e che cercherà di battere il Guinness World Record con la più lunga catena di bambole di carta.
Visto il successo dell’operazione, finalmente anche l’Italia non sta a guardare e, grazie all’Aidos, porterà avanti l’iniziativa nel nostro Paese, coinvolgendo diverse associazioni e utilizzando il mondo dei social network, fino ad arrivare a presentare una seconda lunga catena di Paper Dolls per rappresentare concretamente la richiesta e la necessità di condom femminili in occasione della Giornata Mondiale dell’Aids a dicembre.
Figure di primo piano del mondo politico, i Ministri Riccardi, Fornero, Terzi, Balduzzi, Clini e le segreterie dei partiti, sono state coinvolte nell’invio delle prime Paper Dolls, con la speranza che chi di dovere si attivi per sostenere a livello istituzionale la diffusione del profilattico femminile. L’idea è sicuramente originale e notiziabile, grazie alla capacità di utilizzare una forma di comunicazione che vuole raggiungere le folle in maniera semplice e diretta, senza salire in cattedra e che punta non solo a parlare ma a far parlare le persone su un tema particolarmente delicato che va affrontato con l’attenzione che merita. Nota dolente della campagna è la mancanza di fondi finanziari, per cui si renderà fondamentale l’appoggio dei media, del mondo dell’associazionismo e delle Ong al fine di raccogliere e diffondere tutti i messaggi affidati alle Paper Dolls. Accade spesso purtroppo che iniziative di carattere sociale non possano contare sugli importanti budget economici messi a disposizioni dai grandi colossi dell’economia mondiale; e se fosse proprio qui la chiave di tutto? Se le Paper Dolls riuscissero ad entrare nella stanza dei bottoni, e i big spender scegliessero di investire in un progetto nobile (anche per la propria reputation)? Forse termini come contraccezione e prevenzione al femminile non sarebbero più appannaggio di pochi.