Il mondo della cultura, solitamente piuttosto legato alla comunicazione attraverso canali più classici, ogni tanto riserva qualche bella sorpresa. E’ il caso del Brooklyn Museum di New York, un bell’esempio di come si possano utilizzare nuovi mezzi di comunicazione per attirare visitatori e continuare a comunicare con loro anche una volta terminata la visita al museo.
Un sito web, quello del Brooklyn Museum, che mostra subito l’attenzione dedicata alla comunicazione digital: Facebook, Twitter, Flickr, YouTube, Foursquare e un blog WordPress sono tutti i canali utilizzati dal museo. Ad un’analisi più attenta di tutti i canali a dire il vero si nota qualche piccola pecca, soprattutto nella frequenza di aggiornamento di alcuni canali.
La fanpage Facebook ha però un buon numero di fan, ben 64.000 con un PTAT (persone che parlano di questo argomento) di tutto rispetto (999 al momento della stesura di questo post) e anche l’interazione sui singoli post è piuttosto buona. La pagina viene utilizzata principalmente per postare informazioni sul museo e per rispondere alle domande dei fan. Stranamente il numero di follower su Twitter è superiori di 6 volte a quello dei fan, dato un po’ stravagante vista la diversa portata dei due social. Anche in questo caso l’account viene utilizzato principalmente per aggiornare i follower sulle varie iniziative del museo.
Molto ben curato anche il corporate blog, che ha scelto la linea editoriale del “dietro le quinte” per mostrare al pubblico ciò che di solito non è possibile vedere visitando il museo. Nulla di strabiliante insomma, quello che colpisce è semplicemente come il museo abbia compreso l’utilità e la portata degli strumenti social per una comunicazione meno rigida e istituzionale.
E nel nostro Paese, patria di alcuni dei musei più importanti al mondo?
La Galleria degli Uffizi di Firenze nonostante abbia un sito web chiaro e ben strutturato, ha solo un canale YouTube che mostra i video di alcune opere d’arte, ma non si trova traccia del museo su nessun altro social e non è possibile condividere nessuno dei contenuti del sito web. Più o meno lo stesso discorso vale per i Musei Vaticani, con la differenza che in questo caso il sito web ricorda molto lo stile dei vecchi siti degli anni ’90. La situazione non cambia al nel nord Italia, anche il sito web della Pinacoteca di Brera è piuttosto statico e privo di qualunque possibilità di contatto con il museo che vada oltre ai classici numero di telefono ed email.
Un gap, quello tra la comunicazione della cultura in USA e quella italiana, che ancora una volta mostra come la comunicazione americana riesc a valorizzare al massimo ogni asset, mentre nel nostro Paese le potenzialità restano, troppo spesso, il più delle volte inespresse.