Nell’attuale contesto competitivo, contraddistinto da un’alta standardizzazione dei prodotti e dei servizi, l’aspetto immateriale acquista un’importanza sempre maggiore nel processo di generazione del valore di un soggetto economico; ecco perché le aziende investono sempre più spesso in azioni di responsabilità sociale volte a migliorare la propria reputazione. Ed infatti secondo i dati del V Rapporto sull’Impegno sociale delle aziende in Italia – realizzato da SWG su 823 aziende per l’Osservatorio Socialis – sebbene per effetto della crisi il numero di imprese che hanno finanziato iniziative di CSR sia calato, lo scorso anno complessivamente la cifra media investita è cresciuta passando dai 161mila euro del 2009 ai 210 mila del 2011. E tra gli aspetti più interessanti dell’indagine c’è il dato relativo alle attività di CSR “interne” con 4 aziende su 10 che nell’ultimo anno si sono impegnate a migliorare il contesto lavorativo dei propri dipendenti. Una scelta che agisce positivamente non solo sul piano della reputazione – i dipendenti sono il primo ambasciatore di un’azienda – ma anche sulla produttività: secondo Shawn Achor, autore di “The happines advantage” e citato da Enzo Riboni in un recente articolo pubblicato sul Corriere Economia, i dipendenti felici sono più efficienti del 31% rispetto alla media, vendono il 37% in più e possiedono una creatività tripla rispetto a chi non è soddisfatto.
Sono queste le premesse strategiche alla base delle sempre più frequenti attività di CSR che le aziende implementano a beneficio del proprio pubblico interno. Recentemente abbiamo citato il caso della campagna realizzata dalla Comfort, la più grande confederazione di idraulici svedese, e ora torniamo sul tema con una bella iniziativa promossa dalla rivista Fortune, per promuovere la cultura musicale in America.
Si tratta della 12° edizione della battaglia delle corporate band, la competizione – organizzata in collaborazione con l’Associazione Nazionale dei Commercianti Musica, Gibson Guitars, e Panasonic – che ha visto la partecipazione di tutte le band aziendali – non professioniste – delle imprese nella classifica Fortune 500, e che terminerà il prossimo 6 ottobre con l’esibizione delle otto rock band finaliste e l’assegnazione del titolo di Best Corporate Band in North America, nella prestigiosa cornice della Rock and Roll Hall of Fame and Museum di Cleveland. Contestualmente all’organizzazione del concorso, è stata inoltre promossa una campagna di fundraising proprio a favore della Sala della Gloria e Museo del Rock and Roll che, oltre ad essere un luogo culto per gli amanti del rock, ha ottenuto premi e riconoscimenti per i corsi di sensibilizzazione musicale – in particolare per quelli implementati nelle scuole americane.
L’iniziativa, il cui successo è confermato da una storia lunga oltre due lustri, rappresenta un ottimo esempio di come, integrando iniziative di comunicazione interna e di team building (come il finanziamento di band aziendali e la partecipazione a concorsi e competizioni) ad attività caratterizzate da una forte vocazione all’etica d’impresa (come la campagna di fundraising) si possano ottenere importanti risultati sia sul piano sociale sia sul piano aziendale.
Il meccanismo della competizione tra band aziendali non si limita infatti a creare identificazione tra i soli componenti del gruppo e l’azienda ma allarga la sua sfera d’azione a tutti gli altri dipendenti che diventano – in un processo quasi automatico – fan non solo del gruppo, ma anche della propria organizzazione. Allo stesso tempo il fatto che il pubblico per presenziare alla serata finale aderisca alla campagna di fundrasing – è l’incasso dei proventi del concerto a finanziare i corsi cornice della Rock and Roll Hall of Fame and Museum – crea i presupposti per l’attivazione di dinamiche partecipative e di adesione al sistema valoriale delle aziende in concorso, che difficilmente si creano “in modo spontaneo” nei pubblici naturali di un’organizzazione complessa – di cui i clienti sono parte -.
Se a questo si aggiunge il fatto che, secondo un recente studio – condotto da Ravi Mehta professore dell’Università dell’Illinois – la musica sul posto di lavoro rende meno stressati i dipendenti e aumenta creatività e produttività, sul piano del management è chiaro perché aderire a questo tipo di iniziativa.
Sul piano della comunicazione… beh siamo qui a parlarne. What else?