Può una dichiarazione mobilitare l’opinione pubblica di un Paese come gli Stati Uniti d’America e generare una guerra mediatica di portata nazionale? La risposta è si, soprattutto se riguarda un tema importante e controverso, per il popolo a stelle e strisce, come quello della famiglia.
E’ il caso di Dan Cathy, Presidente di Chick-Fil-A, la catena americana di fast food con circa 1.600 ristoranti sparsi per tutto il territorio nazionale che, durante il programma radiofonico Ken Coleman Show, si è schierato apertamente con la parte più conservatrice del Paese, dichiarando: «Sosteniamo molto la famiglia. Siamo un’impresa di famiglia, condotta in famiglia, e siamo sposati con le nostre prime mogli. Ringraziamo Dio per questo. Vogliamo fare ciò che è in nostro potere per rafforzare la famiglia».
La dichiarazione ha subito generato delle forti reazioni da parte dell’opinione pubblica, dei media, delle associazioni e della politica che hanno preso posizioni distanziandosi o condividendo il pensiero dell’imprenditore. Probabilmente in altri momenti le parole dell’imprenditore non avrebbero avuto questo effetto eclatante, ma l’avvicinarsi delle elezioni alla Presidenza degli Stati Uniti e la strumentalizzazione da parte dei partiti politici ne hanno fatto da amplificatore.
I media hanno infatti subito condotto una dura campagna contro Dan Cathy per le sue idee conservatrici sulla famiglia, invitando i clienti a boicottare la catena Chick-Fil-A. Ed è questo uno degli aspetti più interessanti perché l’intento di “influenzare” l’opinione pubblica da parte dei media è stato vanificato dalla contro campagna organizzata dal repubblicano Mike Huckabee, ex governatore dell’Arkansas, che è riuscito a mobilitare migliaia di persone presso i ristoranti di Chik-Fil-A con vendite record in molte città, secondo quanto dichiarato dall’azienda. Grazie ai social network l’iniziativa è stata resa nota al grande pubblico riportando le immagini delle lunghe file ai banchi.
Non sappiamo se la dichiarazione rilasciata dall’imprenditore sia frutto di una strategia di comunicazione pianificata a tavolino e né quali saranno i risultati di questa iniziativa, sia sotto il profilo della reputazione dell’azienda sia del business. Sicuramente porterà a una maggiore fidelizzazione dei clienti “Repubblicani”, per l’effetto di identificazione e di coinvolgimento, ma una larga quota di americani, quella “non rappresentata”, potrebbe recarsi altrove.
La guerra è tuttora in atto e sono tante le iniziative organizzate pro e contro la catena: le associazioni gay, ad esempio, hanno organizzato un “kiss day” di fronte ai ristoranti della catena Chick-Fil-A mentre Il sindaco di Boston, del partito Democratico, ha pubblicato sulla pagina Facebook ufficiale della città una lettera per invitare l’azienda a non aprire un ristorante nel suo territorio. Tante iniziative che hanno “costretto” Dan Cathy a rivedere la sua posizione dichiarando in un comunicato che la sua catena tratta tutti con uguale dignità, onore e rispetto, a prescindere dalla propria etnia, religione o orientamento sessuale e che il dibattito sul matrimonio omosessuale spetta solo al governo e alla politica.
Dulcis in fundo, a sfruttare il momento di alta visibilità mediatica non sono stati solo gli abili strateghi della politica americana, ma anche i comunicatori di alcune importantissime aziende americane che hanno scelto di appoggiare i diritti civili delle coppie omosessuali. Aziende come Absolut Vodka, Google, Macy’s e Tiffany & Co hanno infatti aderito al National Marriage Equality Day, ritagliandosi uno spazio con una chiara strategia di posizionamento. Repubblicani vs Democratici, conservatori vs progressisti, chi vincerà? Non resta che attendere il nome del prossimo Presidente degli Stati Uniti d’America.
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