A chiunque abbia mai utilizzato Twitter, ma lo stesso vale con qualsiasi altro social network, sarà sicuramente successo di rileggere il proprio post e di pensare, un secondo dopo averlo pubblicato, “ma perché l’ho fatto?”. Un pensiero troppo audace, un refuso fastidioso da leggere, un’opinione un po’ azzardata. Sono tanti i motivi che possono far venire voglia di cancellare immediatamente quanto appena scritto. D’altronde se gli sviluppatori hanno previsto la funzione “elimina” sarà pur lecito cambiare idea…o no? Per capire se, per la web reputation di un brand, è più dannoso un tweet scomodo oppure tutto quello che segue alla sua cancellazione, meglio ragionare su fatti concreti piuttosto che avventurarsi in  considerazioni arbitrarie.

Un Senatore repubblicano degli Stati Uniti, il 63enne Steve Cohen, durante un congresso lo scorso febbraio ha twittato un apparentemente languido “Happy Valentines beautiful girl” a una ragazza di 24 anni di nome Victoria Brink. Accortosi probabilmente dell’ambiguità del proprio post, il Senatore Cohen ha prontamente cancellato il suo tweet. In realtà non c’era assolutamente nulla né di languido né di ambiguo nel post del Senatore, la giovane ragazza a cui era rivolto il tweet era sua figlia, di cui aveva scoperto l’esistenza solo pochi anni prima e che per tale ragione non portava il suo cognome. Nulla di scabroso dunque. Eppure la cancellazione del tweet, specialmente di uno così potenzialmente equivoco come quello del Senatore Cohen, ha mobilitato chi in rete si batte per la trasparenza delle informazioni. E’ successo quindi che la Sunlight Foundation, un’ONG che si occupa di utilizzare il web e i social media per controllare la trasparenza dei politici e delle amministrazioni degli Stati Uniti, ha subito pubblicato il tweet incriminato, dando il via al passaparola su una possibile relazione scomoda del Senatore, sia tra la stampa che tra il pubblico. L’opinione pubblica, sia online che offline, ha quindi iniziato a dubitare della moralità del Senatore Cohen, ponendo ovviamente a rischio la sua reputazione e la sua immagine di uomo pubblico. La realtà dei fatti ha aiutato il Senatore a chiarire immediatamente la sua posizione, anche se il suo staff ha avuto un bel da fare, soprattutto in rete, per ripristinare la correttezza delle informazioni su quanto accaduto.

Il Senatore ha di sicuro imparato una lezione, se twitti e cancelli qualcosa hai molta più probabilità di attirare l’attenzione dell’opinione pubblica sul contenuto del tuo post. E l’ha imparata talmente bene da metterla in pratica poco tempo dopo a suo favore. Per promuovere un evento musicale a scopo benefico, infatti, ha deciso di pubblicare due tweet vagamente ambigui a uno degli ospiti della serata, la cantante Cyndi Lauper, avendo ben cura di citare l’evento in questione ma, soprattutto, preoccupandosi di cancellarli immediatamente subito dopo averli messi in rete. Come previsto, i tweet hanno attirato subito l’attenzione dei media e il Senatore ha potuto quindi chiarire che, in realtà, sia i tweet che la loro cancellazione sono parte di una precisa strategia di promozione dell’evento benefico. Twittare qualcosa e poi cancellarlo? Si, se si vuole attirare l’attenzione, più o meno volontariamente è proprio il caso di dire. La strategia del Senatore si è rivelata vincente, il suo evento ha ricevuto in effetti una copertura mediatica ben al di sopra delle aspettative. Tuttavia ingannare la stampa e l’opinione pubblica, facendo leva sulla loro a volte facile condizionabilità, non sembra essere la strada più giusta per costruire o migliorare la reputazione di un soggetto, che si tratti di un politico, un’azienda, un brand o un evento a scopo benefico.

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