“Il segreto di Melania”, titola così l’ultimo numero di Vanity Fair Mexico, che ha voluto dedicare l’immagine di copertina alla neo first lady americana.

Se il tempismo è tutto, si potrebbe sollevare qualche dubbio “morale”/”etico” sul momento in cui questa mossa mediatica è stata attuata. A pochi giorni dalla firma del presidente Donald Trump per il via libera alla costruzione di un muro tra Messico e Stati Uniti d’America, sulla prima pagina dell’edizione messicana della famosa rivista c’è il volto di Melania Trump, moglie dell’uomo che vuole rendere grande l’America ancora costruendo delle barriere, e, all’interno del numero, un’intervista proprio a quest’ultimo.

Oltre al danno di inserire in questo momento proprio questa donna e proprio in copertina, anche la beffa: la signora Trump, infatti, posa intenta ad assaporare un piatto di gioielli, mentre oltre metà della popolazione messicana vive in uno stato di povertà.

Certo Melania è il personaggio del momento: odiata da chi preferiva Michelle Obama, criticata dalle femministe per essere la compagna di un misogino, e difesa dalla rete per essere la moglie oggetto poco considerata di un miliardario nonché 45esimo presidente degli US.

Quali obiettivi ci sono dietro questa operazione del brand Vanity? A chi interessa la moglie del nemico numero 1 del Messico? Non a tutti, a giudicare dai commenti sui social e da quelli postati direttamente sul web site, che accusano la redazione di Vanity Fair Mexico di mancanza di tatto, sensibilità culturale e sociale. Eppure, un ragionamento dietro la pubblicazione di questo articolo ci deve essere stato. Interessante la posizione di Andrew Paxmore, professore del Centro per la ricerca e l’insegnamento economici, che rivela un altro aspetto nella scelta di offrire al proprio pubblico vite di persone, magari di umili origini, che hanno raggiunto il successo. A quanto emerge dai suoi studi infatti, il popolo del Messico sembra programmato per adorare e celebrare la vita dei personaggi famosi, e questo, continua il professor Paxmore, deriva dall’indottrinamento dei media, che trascinano la fantasia delle persone al punto da fargli credere che il sogno di diventare la Cenerentola di turno sia realizzabile. Non tutti gli abitanti del Messico, però, sono succubi di questa ideologia, come dimostrano i commenti sotto l’articolo sul sito del brand. Vanity Fair risponde a questi attacchi invitando a leggere l’articolo, sostenendo che non si tratta di una storia di adulazione.

Il magazine messicano, però, non è il primo a lanciarsi in queste operazioni di marketing che poco tengono conto della sensibilità del paese: BuzzFeed Mexico nel 2016 aveva fatto un sondaggio dal quale era emerso che la maggior parte delle persone ritratte nei magazine dello stato più a sud dell’America settentrionale era bianca. Un dato interessante visto che, invece, la maggior parte della popolazione messicana è indigena o meticcia.

Se l’intento di questa pubblicazione fosse stato l’attirare su Vanity Fair Mexico una copertura mediatica globale, lo scopo è stato raggiunto. Altra faccenda sul fronte della reputazione, da brand amato e celebrato in tutto il mondo, il magazine ora viene criticato, non solo in Messico e, in futuro? Chissà. Che possa essere magari anche boicottato vista la forte polarizzazione del sentiment negativo creato proprio da movimenti di donne negli USA? Vanity Fair avrà considerato il potere di influenza della Women’s march di Washington?

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