Di recente è stata pubblicata l’ennesima infografica sul valore, inteso come controvalore economico, di un follower su Twitter piuttosto che di un fan su Facebook. Si stabilisce dunque che:
– un FB Like vale 4 volte un Twitter Follow (8$ vs 2$)
– un contenuto condiviso su Facebook vale quasi 3 volte un retweet (14$ vs 5 $)
Prendendo per buoni questi dati – non è mia intenzione entrare nel merito delle procedure per il calcolo del valore né tantomeno per il valore in sé – una volta attivata una relazione con un fan/follower, le prime domande da farsi dovrebbero essere: per quale motivo quella persona è diventata mia fan/follower? Che patrimonio informativo ho da offrire e come posso utilizzarlo per creare valore per il mio brand? Che valore avrà questa nuova relazione per la mia reputazione? Spesso invece la prima domanda che ci si pone è “come la quantifico?”.
Ci sono in giro moltissime strutture che propongono follower “un tanto al chilo”, in un contesto come questo, dove non esiste un metodo univoco per misurare i risultati, è facile per una direzione marketing pensare di aver trovato la gallina dalle uova d’oro: acquisto dalla mia web agency un Like a 50 centesimi di euro, e lo “rivendo” internamente a 10 euro. Se ci si limitasse ai numeri, un’operazione del genere avrebbe fruttato un ritorno pari a 20 volte l’investimento, ma qual è il reale valore di quel Like? Quali parametri devono essere inclusi nella creazione di quel valore?
E’ capitato che di recente McDonald’s abbia dovuto interrompere forzatamente una campagna promozionale su Twitter perché, pur avendo coinvolto milioni di persone, lo ha fatto nel modo sbagliato. Ognuno di quei milioni di utenti ha detto al mondo quanto fosse scontenta del brand. In quel caso, ogni individuo raggiunto rappresenta una perdita in termini di reputazione, non certo un valore. Un esempio eclatante e un po’ banale, ma che dovrebbe mettere in guarda dagli acquisti di fan/follower “un tanto al chilo”.